Museo Stefano Bardini, Firenze


Indirizzo:
via dei Renai 37, 50125 Florence, Italy
Telefono:
+39 055 234 2427
Socials:

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Stefano Bardini


(Pieve Santo Stefano 1836 - Firenze 1922) Nato a Pieve Santo Stefano in provincia di Arezzo il 13 maggio 1836, Stefano Bardini si trasferisce a Firenze all'età di diciotto anni, per seguire i corsi di Pittura all'Accademia di Belle Arti. Gli studi artistici lo introdussero nell'ambiente culturale fiorentino e nella cerchia dei Macchiaioli. L'episodio che segna la fine della sua breve carriera di pittore si verifica nel giugno del 1864. Al Politeama Fiorentino scoppia un incendio, con il palco bruciato la tela dipinta da Bardini. Deluso e motivato da un patriottismo sincero, nel 1866 Stefano si arruola nel reggimento garibaldino. Negli anni successivi Bardini scoprì il suo talento per il commercio antiquario. Si ispira ai principali esponenti fiorentini del settore, come Giovanni Freppa e Angiolo Tricca, e all'attività dei fratelli Castellani, i più grandi antiquari romani dell'epoca. La facilità di reperimento di oggetti d'arte antica e rinascimentale favorì Bardini. Infatti, molte opere provengono dagli edifici smantellati durante la ristrutturazione del Centro Storico di Firenze. Nella favorevole congiuntura storica, "Il Principe degli antiquari" ha saputo coniugare una gestione innovativa e senza pregiudizi, che deve essere associata ad un eccezionale talento nel riconoscere pezzi di valore e nell'anticipare le mode del collezionismo. Durante la sua lunga attività, Bardini organizzò aste a Londra, Parigi, New York e selezionò i suoi clienti tra i principali musei e i più ricchi collezionisti europei e americani. Fondamentale l'incontro con Whilelm Bode, allora Direttore del Dipartimento di Scultura del Museo di Berlino, con il quale ha avviato una collaborazione che durerà oltre 50 anni. Negli anni '70 e '80 il business cresce in modo esponenziale e Bardini diventa protagonista assoluto a Firenze e nel panorama italiano. Con il nuovo secolo, senza abbandonare l'antiquariato, Stefano Bardini decide di tornare all'arte dedicandosi a mostre molto personali di alcuni suoi palazzi, in particolare la Villa di Marignolle e la Torre del Gallo. Proprio in questi anni è nato il progetto di trasformare lo storico show-room di Piazza de' Mozzi - attuale Museo Stefano Bardini - in una collezione permanente, che donerà al Comune di Firenze fino alla morte, avvenuta il 12 settembre 1922, all'età di 86 anni.


Museo Bardini


Bardini acquistò il palazzo all'asta della famiglia Mozzi nei primi mesi dell'anno. L'edificio che un tempo sorgeva sull'antico convento duecentesco di San Gregorio alla Pace ne è diventato lo show-room: una galleria in continua evoluzione alla quale alcuni clienti selezionati hanno potuto accedere per scegliere i pezzi da acquistare. L'allestimento delle opere ha seguito il gusto di Bardini, attento all'esposizione e all'illuminazione delle singole opere, oltre che agli effetti dell'ambiente. Le pareti erano di un blu profondo. Le diverse tonalità sono state studiate per accentuare il biancore dei marmi o la brillantezza della doratura. Anche il falso bugnato al piano terra è dovuto a Bardini. Il 1922, anno di acquisizione del lascito da parte del Comune, segnò l'inizio di cambiamenti radicali che per quasi 80 anni hanno rotto l'integrità della collezione e trasformato l'edificio in uno spazio espositivo per le opere di proprietà della città. Il Museo fu inaugurato il 3 maggio 1925, sotto le spoglie dell'architetto Alfredo Lensi e, solo grazie alle proposte degli antiquari, il nome di Stefano Bardini fu paragonato a quello del Museo Civico, sulla insegna esterna. Lensi ha seguito un criterio cronologico ed estetico per il ristabilimento. Questa disposizione impersonale e didattica, estranea allo spirito dell'antiquario, ottenne tuttavia un ampio consenso tra gli intellettuali dell'epoca, contro quelli che si chiamavano "antichi sapori antiquari". Sulle pareti è stato posato uno strato uniforme di ocra come sfondo neutro per i lavori. Le tonalità del celebre "Blue Bardini" furono così ricoperte, oggi riproposte, imitate dai maggiori collezionisti dell'epoca, come il Jacquemart-André di Parigi o Isabella Stewart Gardner di Boston. Oggi, visitando il Museo Stefano Bardini, possiamo riscoprire le sale come l'antiquario le aveva pensate alla fine della sua vita. Dal 1999 ad oggi, l'analisi delle fonti, il confronto dell'inventario con la ricca documentazione fotografica hanno guidato le scelte. La considerazione dei danni causati dall'alluvione del 1966, i requisiti di sicurezza, i moderni standard espositivi e di conservazione hanno reso necessari alcuni adeguamenti.


MUSEO BARDINI:


Il museo è stato donato alla città di Firenze da Stefano Bardini (1836-1922), mercante e appassionato d'arte di fama internazionale, che ha fondato la sua prestigiosa galleria di antiquariato nel complesso di Piazza de' Mozzi. Altari, scale, portali, colonne e soffitti di chiese e palazzi, che possono essere percepiti come una delle caratteristiche più interessanti di questo museo.


La collezione contiene capolavori di pittura e scultura come la Carità di Tino di Camaino, la Vergine dei Cordai di Donatello, l'Arcangelo Michele di Antonio del Pollaiolo e numerosi esempi di arti minori: ceramiche, medaglie, bronzi, tappeti orientali, strumenti musicali e una piccola ma imponente collezione di armi.



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