Museo Civico e Diocesano d'Arte Sacra di Colle Val d'Elsa


Indirizzo:
via del Castello, 33, Colle Val D'Elsa, Toscana, Italy

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La collezione è attualmente ospitata nelle sale del Palazzo dei Priori, nato nel 1995 dalla fusione del Museo Civico e del Museo di Arte Sacra. Il primo nasce agli inizi del Novecento per volontà della "Società degli Amici dell'Arte", il secondo si forma alla fine degli anni Sessanta in memoria dell'ultimo vescovo residente a Colle (mons. Francesco Niccoli). La collezione offre un ampio panorama della produzione artistica valdese dal VI al XX secolo. Tra i più antichi esempi di arte medievale c'è il grande tavolo con la Maestà, proveniente da Badia a Isola (Monteriggioni), opera impegnativa e affascinante di un ignoto maestro senese (il cosiddetto 'Maestro di Badia a Isola') attivo alla fine del duecento nella stretta cerchia di Duccio, che tiene traccia di alcune importanti novità sviluppate negli anni Ottanta grazie al contatto con le opere di Cimabue e Giotto giovani. Lo dimostrano la costruzione del trono di marmo, una vera e propria resa volumetrica e tridimensionale, e l'austera presentazione dei personaggi. Alla lezione e ai modelli iconografici del grande fondatore senese è legata anche la Madonna col Bambino, dipinta da Marco di Bonaventura, forse già nel primo decennio del Trecento. capolavoro assoluto della scultura italiana dei primi del Trecento è il grande crocifisso ligneo di Marco Romano per la chiesa di Santa Maria a Radi (Casole d'Elsa). L'opera è culturalmente legata a esempi di classicismo sviluppati nei cantieri delle cattedrali gotiche d'oltralpe e stilisticamente coerente con le figure marmoree scolpite dall'artista errante per la Collegiata Casole d'Elsa, il Duomo di Siena, quello di Cremona e la chiesa di San Simeone a Venezia. Le scuole artistiche del XIV e XV secolo che attraversarono il territorio della Val d'Elsa sono ben rappresentate dalla presenza di importanti tavole pittoriche, tra cui la Madonna col Bambino del senese Niccolò di Ser Sozzo e la Nascita della Vergine, una delle poche opere rimaste del pittore di Colle Cennini, celebre autore del Libro dell'Arte. Per il XVI secolo viene offerta un'ampia panoramica della pittura toscana dalla piccola Madonna col Bambino di Girolamo Genga, alla Pietà con i Santi Nicola e Girolamo (in deposito temporaneo presso la locale chiesa di Sant'Agostino), dipinta tra il 1518 e il 1521 da Ridolfo del Ghirlandaio e ancora contenuta nella bellissima cornice originale scolpita da Baccio d'Agnolo. Il soggetto emozionale di Ridolfo, e il suo prototipo fiorentino dipinto da Fra' Bartolomeo per la chiesa fiorentina di San Gallo, cercarono anche di trarre ispirazione da Colle su Giovanni Maria Tolosani per la sua Pietà con i santi Caterina d'Alessandria e Bartolomeo, dipinta nel 1537. Tarda opera del fiorentino Francesco Ubertini detto Bachiacca è la pala dell'Annunciazione e San Sebastiano, Nicola e Rocco, dove, anche se travestito dai suoi modi bizzarri, si scoprono citazioni dal soffitto sistino di Michelangelo. Segue la grande pala d'altare della Deposizione di Cristo e Santi, di Giovan Battista Naldini, intelligente allievo di Giorgio Vasari, che seppe anche recuperare la lezione di Andrea del Sarto, e la carica di affetti toccante la Pietà, che fu commissionata dal vescovo a Usimbardo Usimbardi; Ludovico Cardi dette a Cigoli la prima 'riforma' della scuola pittorica fiorentina.


Il museo ospita anche una ricca collezione di dipinti del XVII e XVIII secolo, tra cui i dipinti dei senesi Alessandro Casolani, Ventura Salimbeni, Sebastiano Folli, Bernardino Mei, il fiorentino Pier Dandini e il romano Spadarino. La pittura dell'Ottocento è rappresentata da due pregevoli pale d'altare dipinte per la chiesa di San Pietro e per la cattedrale di Colle di Val d'Elsa, rispettivamente Puccinelli Antonio e Antonio Salvetti, mentre temi profani sono esposti in un nutrito gruppo di pittori collezionisti attivi tra la fine del secolo e l'inizio del Novecento. Infine merita una particolare attenzione un rarissimo kit eucaristico in argento, composto da quattro calici, una patena e un cucchiaio, che è stato trovato per caso nel seminterrato del paese di Pian dei Campi. Il cosiddetto "Tesoro di Galognano" è la testimonianza dell'esistenza di una comunità cristiana di etnia Ostrogota, del VI secolo d.C., legata alla chiesa di Sant'Andrea a Galognano: un calice reca l'iscrizione: "HVNC GOBLET PVSVET HIMNIGILDA AECLISIAE GALLVNIANI ", mentre sulla patena recita:" SIVEGERNA PRO animam SVAM FECIT ".



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